Eleonora Marsella
Eleonora Marsella, classe 1992, legge, scrive, riflette e viaggia da sempre.
Da undici anni vive con la sua amica Africa, una Jack Russel degna di nota.
Agente letterario da dieci anni, nel 2023 apre la sua casa editrice Be Strong Edizioni.
Preferisce il mare alla montagna, ama partire per lavoro e lo fa – quando può una volta al mese – per staccare la spina con la sua fedelissima compagna d’avventure.
Ascolta le persone, assorbe le loro storie e ne parla ogni giorno attraverso i suoi canali social.
Divulga cultura per passione e per lavoro, lavora in radio, in televisione e nelle piazze.
Laura –
“Un racconto per ogni rifiuto abbandonato, abbandonato da chi poi?”
Avete mai pensato a chi appartenessero i rifiuti abbandonati vicino ai cassonetti che ogni giorno vediamo? Sedie, divani, materassi, set completo da giardino ( eh sì, ho visto pure quello) .
Ecco a questa domanda ci risponde @ilblogdieleonoramarsella attraverso questa raccolta di racconti.
All’interno troviamo 9 racconti che raccontano di 9 rifiuti che l’autrice,quando abitava a Modena, vedeva passeggiando con Africa, la sua cagnolina.
Racconti duri, alcune volte estremi ma con una morale estremamente toccante. Racconti di poche pagine in cui la storia ti rimane addosso passo dopo passo.
Lo stile che viene utilizzato è lineare, incalzante e incisivo quasi come se l’autrice volesse fare arrivare un concetto più profondo rispetto al “rifiuto” in sé e ci riesce con un tatto invidiabile.
È un’idea geniale poter dare voce a dei semplici oggetti facendoli diventare così i protagonisti, in parte, dei racconti.
Sono diversi gli oggetti di cui parla Eleonora: materasso, gomme, stivali, acquario, bicicletta,giocattolo, enciclopedia, divano e una TV ed a fine di alcuni racconti possiamo vedere le foto di essi.
Perché consiglio ” Rifiuti umani”?
Perché ogni giorno vediamo cose, oggetti, persone a cui non diamo mai la massima attenzione perché siamo sempre in ritardo con la vita.Sempre afflitti da mille pensieri, non ci rendiamo conto che dovremmo, ogni tanto, fermarci.
Voglio citare un pezzo del libro in cui mi sono rivista moltissimo: ” Avevo un acquario. Guardare i pesci fluttuare nell’acqua mi rilassava, mi dava un senso di apparente libertà. Loro erano liberi di nuotare, in qualche modo mi illudevo di essere libera anch’io. Invece ero schiava del mio lavoro, dell’orologio, della vita stessa”.